L’Etruria era un territorio ricco di giacimenti metalliferi. L’isola d’Elba, le Colline Metallifere, il monte Amiata, i monti della Tolfa costituivano per gli Etruschi una fonte inesauribile di ferro, stagno, piombo e zinco. Il popolo etrusco, assai abile nella lavorazione dei metalli, creò una vera e propria industria estrattiva, sfruttando appieno i numerosi giacimenti dislocati sul territorio. Per estrarre i minerali gli Etruschi si servivano del piccone e di attrezzi simili, ma anche della tecnica di riscaldare la roccia con il fuoco e poi bagnarla con getti d’acqua fredda, che provocavano una improvvisa contrazione e quindi la sua rottura. Molto sviluppata fu la produzione del bronzo, ovvero una lega ottenuta dalla fusione del rame con lo stagno. Il bronzo divenne il materiale preferito dagli Etruschi per realizzare sia oggetti raffinati ed eleganti, molto apprezzati anche fuori dall’Etruria, sia utensili legati all’attività artigianale. Oggetti come specchi, tripodi, boccali, rivestimenti ornamentali, recipienti di uso domestico, grandi vasi, arredi, cofanetti (ciste) con decorazioni incise o a rilievo attestavano il grande utilizzo del bronzo nel territorio etrusco. Era padroneggiata sia la fabbricazione di oggetti in lamina, decorati a sbalzo e ad incisione e assemblati con chiodini o saldature, che quella della fusione, con la quale erano realizzati sia armi, oggetti ed utensili che grandi sculture quali il Marte di Todi, la Lupa Capitolina, la Chimera di Arezzo.